Quando, nei primi anni ottanta, la conobbi al corso di Giuliana Traverso, FRANCA SCHININA’ era ancora alla ricerca di un proprio personale approccio alla ricerca fotografica.
Quel workshop doveva servirle, più che a sviluppare capacità tecniche, ad approfondire motivazioni e ambiti di un nuovo “sguardo sul mondo”.
I primi risultati e i lusinghieri giudizi sul suo lavoro, non fanno che confortare la sua scelta di parlare dell’uomo.
I progressi dei primi dieci anni, la acclamano una fotografa di sicura “maitrise” tecnica e linguistica.
Franca Schininà scopre nella fotografia un’autentica vocazione.
Non so se la fotocamera l’abbia salvata da una sorta di disperazione esistenziale (un giorno mi disse: “ Voglio vivere in modo da non trovarmi, alla fine della mia vita, seduta sul bordo estremo di una panchina vuota”), ma sicuramente ha conferito una dimensione nuova alla sua esistenza.
La sua passione per i viaggi, la formazione cosmopolita, la profonda attenzione al valore della vita umana e la scelta di proclamarne, comunque, la dignità e i diritti, portano Franca a percorrere le strade del mondo, per una fotografia di testimonianza di grandissimo valore, non solo dal punto di vista giornalistico, ma anche da quello morale.
Dalle Lofoten alla Sicilia; dalla Patagonia all’Africa; dal Perù allo Yemen; dalla Cina al Guatemala;
dal Tibet al Brasile, alla Palestina, alla ricerca, insieme, di sé stessa e dell’uomo, scatta migliaia di immagini che confluiscono sulle pagine dei giornali, nei libri, spesso autobiografici, nelle mostre di grande densità.
Tra le solitudini dei suoi paesaggi, spesso apparentemente irreali, i drammi dei suoi soggetti umani in condizioni estreme, le moltitudini affrante, dimenticate dalla storia, Franca va costruendo un archivio di immagini fortemente partecipate e di grande impatto estetico.
Proprio in virtù di ciò, quegli scatti che danno voce all’indignazione, ai dimenticati dal mondo, diventano, sempre più spesso, il manifesto delle organizzazioni di volontariato e di istituzioni internazionali che si battono per i diritti umani.
Un grazie a Franca Schininà, donna sensibile e umanissima, che nella fotografia ha ritrovato se stessa e che della grande fotografia di reportage sta sempre di più rinverdendo la nobiltà e il potere sociale.