Presentazione “Sete d’Africa”

“SETE D’AFRICA” fa parte di un ampio progetto intitolato “UNA SORGENTE PER LA VITA”… e, come asserisce il giornalista Colombo: Affinché l’Africa non sia soltanto un continente di morte…

Perché è nato “SETE D’AFRICA”?
Nel Novembre del 2001, in un momento molto difficile della mia vita, decisi di ritornare in Africa, un continente che amo tantissimo, con i Missionari Cappuccini delle Marche.
Desideravo vivere solo un’esperienza di volontariato, ma quando P. Gianfranco seppe che ero fotografa, mi chiese di realizzare un reportage sulla vita delle popolazioni ai limiti della sopravvivenza, nell’ Etiopia del sud, esattamente nel Wolayta, e sul lavoro, che definirei “eroico” dei missionari.
Partìi col cuore colmo di entusiasmo, gioia e tanta, tanta speranza.
Ma quando mi ritrovai sull’aereo, al ritorno, quella gioia, quella speranza, avevano ceduto il posto ad un’immensa tristezza, ad una profonda ribellione per l’immane sofferenza alla quale avevamo assistito; poco, troppo poco avevamo potuto fare per lenirla, soprattutto, rispetto a ciò che si sarebbe potuto, o meglio dovuto fare, rispetto a ciò che TUTTI avremmo il dovere di fare.
Avevo letto una mattina in Africa il commento al salmo della liturgia del giorno: ”Occorre che ogni persona assuma la propria parte di responsabilità per combattere la violenza, l’ingiustizia e rendere il mondo più umano.”
Mi chiesi, quella mattina, mi sono chiesta, costantemente, nel corso degli anni, e Vi chiedo se lo facciamo….o, piuttosto, preferiamo vivere, rifugiandoci, nel piu’ assoluto egoismo del nostro rassicurante benessere, o, peggio, nell’ indifferenza, che, come sostiene GANDHI, e’ la più alta forma di violenza.
Sin da piccola, mi sono ribellata, con tutte le mie forze, ad ogni forma di ingiustizia, che, naturalmente, è, sempre, perpretata nei confronti dei più deboli e di coloro che sono incapaci di difendersi, proteggersi o ribellarsi.
Ma, quando, così casualmente, mi trovai in mano una macchina fotografica e cominciai a girare per il mondo, guardando la realtà dietro un obiettivo, mi resi conto, prima solo istintivamente, poi, man mano che passavano gli anni, sempre con maggiore consapevolezza, di possedere lo strumento per denunziare, attraverso le mie immagini, un’ingiustizia che, come uno tsunami, si ingigantiva, sempre di più, talmente tanto, da rendersi, oramai, incontrollabile.
A quel punto, mi resi conto di essere entrata in un meccanismo, dal quale non sarei più riuscita a tirarmi fuori.
Sentivo la necessità, anzi, il dovere di far conoscere, di urlare, a piena voce, tutto ciò che il mio occhio trasmetteva al mio cuore, alla mia anima ferita, che rifiutava di accettare il silenzio.

Ho aggiunto sul mio libro una bellissima frase di Albert Schweitzer, premio Nobel per la Pace nel 1953, un grande uomo, un grande medico che dedicò l’intera sua esistenza all’ Africa, un continente che anch’egli amava tantissimo: “Tutto ciò che fai è solo una goccia nell’oceano, ma è ciò che dà significato alla tua vita”.
Oggi io, penso, di aver dato un grande, grande significato alla mia vita. Spero, di riuscire a trasmetterlo agli altri.
Spero, anzi, che sia cosi’ anche per gli altri.
Io voglio credere nel potere del cuore, dell’anima, della compassione.
Voglio credere nel ritrovamento di vecchi valori, di antichi ideali, come: L’UMANITA’, LA SOLIDARIETA’, LA DIGNITA’, IL RISPETTO.

Se riusciamo, se impariamo ad osservare, ad ascoltare, anche ad apprendere, i confini che ci separano l’uno dall’altro, cominceranno a dileguarsi.
Se iniziamo a comprendere le culture, le consuetudini, le tradizioni, le esperienze di coloro che, con noi, condividono questo mondo, la TERRA potrà, finalmente e nuovamente, risplendere e rivelarsi in tutta la sua bellezza, in tutta la sua gloria.

Prima di congedarmi da voi, mi sembra doveroso soffermarmi un istante su un pensiero nostalgico, un tenero ricordo rivolto ai Missionari del Wolayta, così lontani da noi: padre Nazareno, p. Gino, p. Pacifico, p. Marco,…. p. Haialè, che anche se non hanno potuto offrirci, durante il nostro soggiorno, tutte le comodità alle quali siamo tanto abituati, ci hanno donato qualcosa di molto più importante: il loro Amore e sopratutto il loro esempio di Vita.
Concludo con alcune mie riflessioni che ho fatto stampare su un’ immensa e magica duna del Sahara libico:

Ho vagato per il mondo, cercando i loro volti
Ho penetrato i loro sguardi che come lame acuminate hanno trafitto il mio cuore
Ho fissato i loro occhi colmi di silenziosi “ perché”
e ho promesso, ho promesso: il mio aiuto, le mie forze, il mio coraggio
Dietro mille e non una menzogna è celata la verità
ed una valanga di ipocrisie e di paure
travolge l’intera umanità
Continuerò a vagare per il mondo, li cercherò
e tornerò da loro per chiedere… PERDONO

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