Conobbi Vittorio nel febbraio di due anni fa quando mi recai in Palestina, con Pax Christi, per un pellegrinaggio di Pace e Giustizia.
Ritornai in Italia sconvolta, per tutti gli eventi a cui avevo assistito: l’informazione che ricevevamo dalle nostre televisioni e giornali, non era che disinformazione e peggio “deformazione” dei fatti.
Si, perchè non assistemmo altro, in quei giorni, che a soprusi, ingiustizie, malvagità, prepotenze del popolo israeliano, molto ben armato, nei confronti di un popolo debole e indifeso, giustificati da menzogne e falsità, avallate dai paesi occidentali, alleati con Israele, purtroppo, per questioni economiche.
Visitammo i campi profughi: cacciati, sempre con le armi, dalle loro case, dai loro territori, a volte uccisi nelle loro case, per essersi rifiutati di abbandonarle.
Il “muro” alto, terrificante, minaccioso, che girava attorno ai campi, per imporre ai profughi una pseudo-vita: ore per uscire da lì e recarsi all’ Università, per i giovani, o al lavoro per i più adulti e poter portare a casa un pò di cibo per sfamare la famiglia.
I “chek-point”… facevano terrore: eravamo lì con loro, per dimostrare la nostra solidarietà, alle quattro del mattino, con un freddo tagliente; dovevano, ogni giorno, sottoporsi ad una fila interminabile, che durava appunto ore, per recarsi al lavoro e ad un controllo non solo fisico, ma di impronte digitali (tutte le mattine), da parte di ragazzini e ragazzine diciottenni, in servizio militare, che masticando sguiatamente chewing-gum, urlavano parole incomprensibili.
E, se, a volte, l’apparecchio delle impronte non funzionava, questi giovani, armati di grandi mitra, educati alla prepotenza ed all’insensibilità, sempre urlando in maniera incomprensibile, li ricacciavano indietro… e per quel giorno, o altri appresso, la famiglia non aveva cibo…
Importante? Assolutamente no…
In tutto questo contesto si stagliava la figura di Vittorio: un ragazzo educato in maniera diametralmente opposta, al rispetto della giustizia e dei valori umani; giornalista, pacifista, cooperante, aveva scelto di vivere in quel massacro di Gaza, per cercare con la sua presenza di aiutare i bambini e quel popolo disperato e far giungere sino a noi il loro urlo lacerante di aiuto.
Piombo fuso, proiettili che si aprivano a lamine (assolutamente proibiti), bruciavano, falciavano adulti e bambini, lanciando in aria braccia, gambe… tutto ciò che colpivano:
scuole, ospedali… Croce Rossa… 1.500 morti, tra cui più di 500 bambini…
Vittorio ci teneva informati con le sue terribili emails, completate da foto, che volevano scuotere l’opinione pubblica, completamente disinformata: una bimba, la cui testa affiorava da una strada distrutta; bimbi senza gambe, senza braccia…e firmava, sempre:
“Restiamo umani”
Non ce ne andiamo, perché riteniamo essenziale la nostra presenza di testimoni oculari dei crimini contro l’inerme popolazione civile ora per ora, minuto per minuto.
Vittorio Arrigoni
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