Non ho mai amato fotografare “feste religiose”; ho sempre provato la sensazione di momenti forzati; ma… mi trovavo in Guatemala per realizzare un reportage sul percorso di un missionario e, di conseguenza, sulla vita degli indios… ed era, casualmente, Pasqua.
Iniziavano i preparativi e cominciai, quasi per caso, prima ad osservarli, poi a seguirli, a sentirmene partecipe; infine, a restarne assolutamente coinvolta.
Sui loro volti: amore, tanto amore, ma anche dolore, immenso dolore; speranza (forse?), ma, soprattutto, rassegnata disperazione.
Il dolore di Cristo era il loro dolore; le spine conficcate nella sua fronte sono le stesse spine che, da sempre, trafiggono il loro cuore: dimenticati dal mondo, sconosciuti ad una umanità indifferente.
Rigoberta Menchù, pacifista guatemalteca, premio Nobel per la Pace nel 1992, durante un suo discorso sulla giustizia sociale, in difesa del suo popolo, disse:
“Se c’è la globalizzazione economica, perchè non creare quella dei diritti umani?”